Magda – Am333co (2023)
Devo ammettere che, quando leggo la definizione “power trio”, dentro di me spero sempre che mi si presenti qualcosa come questo Am333co dei romani Magda. Una proposta totalmente strumentale, strisciante e distorta, sospesa tra i riffoni harder delle apripista Bulgaro e Motosega (e più avanti Rampicante) alle schizofrenie funk-jazzcore di Moscone, che un po’ hanno mi hanno riportato alla mente i Merme di qualche tempo fa.
Senza disprezzare elementi dal chiaro gusto post (l’incedere anche un po’ sludge di Baccalau o i campionamenti cinematografici della conclusiva Avvolgibile) i ventitré minuti del disco convincono e coinvolgono, spingendo chi ascolta a premere – ancora una volta – sul tasto play.
Crumb! – Carper Music (2023)
Ancora Roma, ancora jazzcore. Anche se relegarli sotto la semplice etichetta “jazzcore” sarebbe – lo ammetto – davvero riduttivo.
I due Crumb! non fanno rimpiangere progetti passati come i Neo (omaggiati nel titolo della seconda traccia?) o gli Squartet. Districandosi coraggiosamente tra rumorismi pulsanti (Switch, Interferenze, 2+2=1), distorsioni enormi che nascondono jazzismi isterici (Ankle Breaker, Beatnik Party, Krang, Cosa farebbe John Brown?, The Looniest Monk) e crescendo atti a distruggere tutto (Leo, ma anche e soprattutto Amore a prima vista con tanto di featuring del supereroe Fabio Recchia) dimostrano di saper spiegare perfettamente ciò che vogliono dire senza aprire bocca.
Uragano – LP1 (2024)
Nei titoli delle varie tracce si trovano definizioni come “emo” o “djent”, ma gli uragano non sono niente di tutto questo, o forse lo sono, ma lo “nascondono” a modo loro.
C’è l’emo, c’è lo screamo, c’è anche il noise, il post-hardcore, il punk… tirate in ballo tutto quello che volete, ma in realtà ciò che vi travolge nella mezz’ora di LP1 è la bravura con cui i quattro musicisti fanno affiorare – tra le urla, le distorsioni – dettagli da pelle d’oca fregandosene totalmente dei generi: srotolano tappeti di synth (à la Eat The Rabbit su Capo Danno e Pinguino), sezionano computer e spoken words (Indonesia), graffiano elettroniche e corde vocali (No Hype, un po’ Death Of Anna Karina) e seppelliscono tutto in un Finale granitico.