Ciò che rimprovero a gran parte dei progetti punk/post-hardcore è la loro staticità: pochi progetti, infatti, si spostano dalla loro influenza principale per avvicinarsi od inglobare idee “altre”. Ascoltando, invece, Memori dei Turn Against sono stato piacevolmente stupito. Anche se succede solo negli intermezzi che il gruppo decida di spaziare verso scenari diversi, di fondo c’è la voglia di non rimanere fissi in un solo genere.
C’è l’abitudine hardcore della vicinanza, dell’urlare insieme per far sentire di più la propria voce (comune tanto all’hardcore – vedi i Dos Cabrones – quanto all’emocore – vedi Il Sistema di Mel): la voce, infatti, è la vera e propria protagonista del lavoro, che senza mai scavalcare gli altri compagni d’avventura ben si incrocia con lo strumentale, soprattutto con le distorsioni che procedono con lo stesso graffio.
Nell’apertura, affidata a Memori, la ricetta del punk-hardcore appesantito è piuttosto evidente, con le sue distorsioni graffianti e l’ammiccare ad elementi post, dove la voce – da sola o in compagnia – fa bene il proprio lavoro. Pochi secondi di rumorismi oscuri in Interlude1 e si passa a Giustificazioni: qui il post-hardcore di cui si parlava poco fa si mischia a screamo e post-rock, tenendo sempre viva e ben in mente l’anima punk: una serie ben allineata di divertimenti e variazioni sul tema delle linearità punk che finiscono per essere decisamente spigolose e deviate.
Prende piede Interlude2, un rito tribale che ammicca ad atmosfere post e a cose vagamente jazzcore: un intermezzo interessante a base di fiati, distorsioni e percussioni che aprirà le porte e spianerà la strada alla finale Quieto vivere: un brano in cui tutti, strumenti e voci, vanno dritti al punto, collaborando bene tra di loro. Non ci sono manie di protagonismo, non c’è un elemento più importante di un altro: sono ventiquattro minuti di post-hardcore nudo e crudo, pienamente apprezzabili.
Come già detto, è un EP che tenta di aprirsi in più direzioni, pur tenendo bene a mente il proprio essere: ci sono dettagli che rimandano al post-rock, allo screamo e in alcuni tratti anche allo spoken word. Il tutto ben riadattato in veste hardcore.