κάθαρσις, catarsi, il rito magico della purificazione, inteso a mondare il corpo e l’anima da ogni contaminazione. È da qui, da questa immagine, che nasce l’idea dell’album di G Nicotera, polistrumentista di base a Roma, dedito ad una sorta di post-rock spintissimo arricchito da dettagli synth-etici.
L’album, uscito a fine Gennaio per Multiple Records, nasconde al suo interno, dopo l’intro, tutta la potenza di uno strumentale distorto e martellante, veloce e psicotico, grazie anche alle chitarre di Gianni Cusumano. Casuarius ha per scopo principale travolgere l’ascoltatore, tra elettroniche malate e distorsioni iperpesanti, ripetizioni e batterie schizofreniche. Stessa cosa per Bufotenin che, senza cedere un minimo d’intensità, vi farà vagare tra chitarre enormi e batterie dall’animo dannatamente punk, spegnendosi solo nei cinque minuti spaziali di Velch. Respiri elettronici ed ammiccamenti psych che degenereranno nella successiva Nataraja, dove – in compagnia dei fratelli Deflore – esploderà uno strumentale in continua crescita: tra mille rumorismi industrial, l’incedere psych e i dettagli space-rock del brano precedente scoppieranno in una miriade di distorsioni lancinanti. Come una supernova composta da amplificatori per chitarra che brillerà nelle orecchie e nella testa dell’ascoltatore.
Con LDWY si ritornerà nello spazio, fluttuando tra stelle e morbidi tappeti elettronici. Movimenti e suoni da trip intergalattico, un esercizio di respirazione prima dell’ennesima scossa distorta. Quark, infatti, sarà l’ultimo episodio in cui terremoti di distorsioni e martellamenti di batteria si alterneranno in maniera convincente. Nelle mani e nella mente di G Nicotera si nascondono anni di ascolti di Nine Inch Nails, Aphex Twin e Secret Chiefs III, che riesce ad omaggiare senza mai copiare, dimostrando tutta la bravura di un musicista a proprio agio tra sintetizzatori analogici, come ci dimostra la finale Mantra che accompagna all’uscita mentre nella testa ancora echeggiano le psichedelie e le distorsioni di un lavoro davvero valido e coinvolgente.
Quaranta minuti perfetti per purificare ascoltatori troppo presi da manifestazioni canore nazionalpopolari.