Non capisco perché quando si parla dei Mariposa, non si usa mai il termine “supergruppo”. Ma non per fare semplicemente una lista dei gruppi correlati, né per metterli su un piano diverso rispetto a tanti altri, quanto piuttosto per racchiudere dentro il prefisso “super” tutta una serie di dettagli e di abilità che la piccola orchestra di musica componibile™ racchiude in ogni sua creazione. In particolare, con questo nuovo Liscio Gelli, il gruppo dimostra (o meglio conferma, avendolo fatto anche in passato) di avere una certa familiarità col ballo, nelle sue forme più diverse e lontane tra loro, e di riuscire a mischiarlo con quanti più generi passi per la mente di questi esecutori di musichette catchy, orecchiabili, ma non certo semplici.
Quindi non dobbiamo stupirci se l’album si apre in balera, con Misericordia (e Nando, più avanti), e richiama un po’ i Maisie. E ancora, non deve meravigliare la presenza di Pura Vida, Dittatura!: una sorta di carnevale tra le piramidi d’Egitto, fatto di microcitazioni (come ogni singolo secondo della musica dei Mariposa) e di bellezza; di X-Mary e di strumentali perfetti sotto ogni aspetto.
E se poi tra un Niente e l’altro affiora una vera e propria perla pop – Licio -, che vi farà respirare sabbia e sentimenti vagamente westernati, amore e politica, passato e presente, mentre la voce di Serena Altavilla è lì a scandire i passi di danza, di una danza che rimane nascosta tra le righe, vi meraviglierete ancora, ci scommetto.
È un album che vi stupirà per la quantità di pop, prog, art-rock e decine di altri generi nascosti dietro le etichette che il gruppo si diverte a dare al proprio essere, che sia “super” o “musica componibile™”. E vi stupirete anche della semplicità con cui l’orchestra riuscirà a catapultarvi in questo o quell’altro universo: prendete per esempio Golpe Galop e vi ritroverete in un episodio a caso di Wacky Races, durante un inseguimento galoppante, tra nuvole di polvere; oppure ascoltate Let’s Go Party e muoverete i piedi, danzando, su pianeti lontani, dove in teatri poco affollati, si assiste ad operette psichedeliche ambientate nello spazio.
Il concetto di musica componibile™ è tutto questo, e sicuramente anche di più: è qualcosa che ti spinge (e costringe) a guardare le cose in un’ottica più “aperta”. Una visione della musica – e dell’arte in generale – che davanti alla scelta tra A e B ti fa considerare ed usare tutte le soluzioni, fino alla Z ed oltre. Non meraviglierà, quindi, nemmeno se Parapagál Polka arriverà a suggerire le cose migliori dei Confusional Quartet.
E che dire più se non che progetti del genere possono solo essere considerati un vanto per la nostra scena musicale? Quindi, non perdete l’occasione di scoprire (o riscoprire) l’intera discografia, partendo da questo piccolo gioiellino.