Supereroi del panorama psych italiano, gli Squadra Omega hanno sempre mutato il loro essere nel corso della loro esistenza e questo undicesimo lavoro, intitolato Antiterra (fuori per Macina Dischi ed Offset Rec), non fa eccezione. Affidandosi totalmente a strumenti elettronici danno vita ad un lavoro lunghissimo, di ben settantacinque minuti in sole cinque tracce, che scava nel profondo della psichedelia, certo, ma non solo: si va dal free jazz al kraut, passando dal glitch a percussioni che quasi sfiorano il tribale. Tutti elementi che, nelle mani degli oscuri Omega, prendono forma in microscopici dettagli dilaniati ed allungati nel tempo.
Chiamatela avanguardia ambientale o rumorismo dallo spazio. Immaginate dei mercati orientali lanciati a migliaia di anni luce di distanza e perdetevi in trip martellanti, ossessivamente ripetitivi (“Part I”). Cercate di seguire con lo sguardo le strane ombre glitch ed ambient che fuggono in tutte le direzioni (“Part II” vicinissima ad alcune cose dei 65daysofstatic). Lasciatevi cullare da musicisti senza nome e senza volto, ma con tanto da dire – ovviamente in una lingua che solo poche persone capiranno. Oppure, ancora, perdetevi in un lunghissimo crescendo fatto – apparentemente – solo di pochi elementi e dalle variazioni quasi impercettibili, che vi accarezzerà col suo pochissimo assordante rumore (“Part III”).
Muovetevi, ipnotizzati, sui tribalismi spaziali di Part IV: un tappeto di rumori su cui si muovono le percussioni, in una sorta di sci-fi-horror-movie cupo ed inquietante ambientato su un pianeta lontano.
Può essere un lavoro difficile da affrontare. Ad un primo ascolto si può pensare che l’eccessiva lunghezza dei brani dia più gusto a chi suona che non a chi ascolta. Ma, prestando maggiore attenzione, si notano man mano dei dettagli sempre nuovi e quasi mai banali, che non ti aspetteresti e che – meravigliandoti – apprezzerai a pieno.
Più che un semplice disco, un invito ad ampliare i propri orizzonti musicali.