I Camillas, negli anni, ci hanno dimostrato che possono cantare di tutto. Ci hanno preso per mano e parlato di palle che rimbalzano, di bisonti, di giovani donne e di postini. Ci hanno fatto ballare, ci hanno fatto piangere, ci hanno motivato e ci hanno spinto ad oltrepassare i limiti. Ci hanno regalato del pane e nel mentre ci dicevano che gli diamo fastidio.
Ora, invece, con Discoteca Rock uscito lo scorso anno, ci invitano a ballare con loro. Sempre rimanendo fedeli al loro essere surreali e al loro camminare sul filo della follia: anche qui, infatti, la ricetta dei Camillas sembra rimanere la stessa. Diventano sempre più scemi, man mano che passano gli anni (detto con affetto, eh): sembra sempre di ascoltare Cochi e Renato che incontrano i Daft Punk e che, insieme, vanno a comprare un autotreno di droghe psichedeliche.
Salta subito all’occhio la lunghezza del disco: parliamo, infatti, di un album di diciotto tracce per cinquanta minuti in cui si salta dalle psichedelie punk-pop (l’iniziale Busto – in cui richiamano i B-52’s, D’occhio gigante; Dracula, Ossicine e Nananana: combo micidiale, e ancora la conclusiva La macchina dell’amore) al synth-cantautorato (Sbranato, il singolone Motorock, la “lentissima” Cattolica), dai juke-box da spiaggia (Fresco, Mare sopra e sotto o addirittura danzerecci come Miami Mike) al pop ballabile degli anni sessanta (Errore romantico).
Ma i Camillas sono quelli che, mentre ti stai abituando a sentirli calmi e pacati, quasi pop, quasi “romantici”, ti piazzano un pezzo disco-acido come Rocky Rockstar dove i Klaxons incontrano gli X-Mary, e poi – subito dopo – a manco due minuti di distanza, saltano sui Pavement di “5 – 4 = unity” per reinterpretarli a loro modo in Jazz a Misano, in cui il jazz di cui sopra incontra il big beat dei Propellerheads. E poi, ancora, tutti in spiaggia per il ballo di gruppo: con quale coraggio riuscireste a dire che El mito, in quel contesto, non funzionerebbe? Così come pure la successiva L’Anca, capace di far muovere ogni singolo osso del tuo corpo, mica solo l’anca.
In conclusione, la Discoteca Rock è tutto questo e senza dubbio anche di più: è un’esperienza personale in cui ognuno mette tutto ciò che ha nel cuore, nelle scarpe e nello stomaco. É un invito a ballare, “anche male”, a dinoccolarsi al suono di tutte le canzoncine belle dei Camillas, un duo che non è più un duo ma che, forse, soprattutto nella loro testa, non lo è mai stato.